La storia e le origini della pasticceria sono davvero secolari, a partire dal termine pasticceria che rinvia a pasta, parola latina che riprende il termine greco pastè, farina mescolata acqua e sale.
Da qui il nome di pasticciere che come facile intuire è legato a pasticium transitato in italiano attraverso il francese patissier.
Il dolce com’è noto ha avuto un ruolo fondamentale nella storia e nell’alimentazione dell’uomo in quanto da una parte ha creato un naturale discrimine tra le classe più benestanti che potevano permettersi il reperimento di materie così costose e dall’altra ha contraddistinto i momenti di festa e di ricorrenza religiose.
Diciamo che per molto tempo i Dolci sono stati privilegio di pochi, solo nel 1653 e poi nel 1815 si aprirà la grande stagione letteraria della pasticceria, definita dai più importanti una vera architettura.
Il cibo come la gastronomia in generale rappresentavano ieri più di oggi dei forti mezzi di identificazione sociale rafforzata dal fatto che i pasticcieri esercitassero la loro professione all’interno di corti e ambienti aristocratici, impegnanti nella preparazione di luculiani banchetti di altissimo livello.
Tutto ciò vestiva la pasticceria di abiti esclusivi, riservati a quei pochi di classe aristocratica, e soprattutto di grande impatto estetico, quasi monumentale.
Noi, saggi ed esperienti di un “mestiere” dobbiamo in primis essere propulsori di tale risorsa, il tramandare l’importanza delle origini, della storia e del futuro della pasticceria. Trasmettere la gestualità di noi artigiani, la tradizione di quella ricetta o di quella forma, che ( mossi da un inconscio razionale frutto dell’esperienza) inconsciamente replichiamo nei nostri laboratori. Centinaia di anni di cultura, di appartenenza, che se non tutelata rischia davvero di essere dimenticata.